Ciao a tutti! Sono una maestra di scuola primaria e mi chiamo Agnese.
In uno dei miei piccoli momenti di riposo, ho deciso di guardare i post su un noto social. La mia attenzione è stata subito catturata da una notizia che mi ha molto colpita. Diceva cosi:
Un bar del Kent, in Gran Bretagna, ha preso una coraggiosa decisione: ha scelto di diventare un bar “senza tazza”, ossia di servire solo i clienti che portano la propria tazza o bicchiere nel bar. E per spiegare al meglio il motivo per cui lo stanno facendo, hanno posizionato sul pavimento i bicchieri usa e getta degli ultimi giorni…”
Subito mi sono chiesta perché non abbiano optato per le tazze in ceramica. Poi ho capito. Avrebbero vanificato proprio il messaggio più importante e cioè quello di far “toccare con mano” ai clienti la quantità di rifiuti che si può creare in un periodo di tempo limitato; di fatti, nel post si parla di “ultimi giorni”. I gestori di questo bar hanno capito uno dei problemi più grandi che sta dietro al tema della tutela ambientale. Le persone si sentono protagoniste solo nel momento in cui acquistano un prodotto e lo consumano. Non sono consapevoli di quello che c’è stato prima e cioè non conoscono i processi che hanno reso possibile la creazione di ciò che stanno usando o consumando, né sanno realmente cosa succede dopo aver fatto quel semplice gesto del “buttare via”. Non lo immaginano nemmeno. Con questo stratagemma, almeno, si riesce a rendere tangibile un semplicissimo fenomeno matematico chiamato moltiplicazione. Nessuno pensa mai che ciò che sta facendo viene replicato centinaia, migliaia o milioni di volte. In questo bar le persone vedono il prodotto di questa operazione. Sono sicura che, immediatamente, si accetta di buon cuore di portarsi dietro la propria piccola tazzina.
Ho provato anche io a fare una sorta di esperimento matematico e devo dire che mi ha lasciata senza parole. Sono entrata in uno di quei grandi store dove si vende un po’ di tutto: attrezzature varie per la casa o il giardino, pezzi per il bricolage e così via. Mi sono fermata in mezzo a questo enorme spazio pieno di oggetti e ho fatto un unico solo pensiero: tutto questo un giorno sarà spazzatura. Qualcosa potrà essere riutilizzato, ma visto e considerato che la maggior parte di questi oggetti è fatta in plastica, non ci sarà scampo. Ho avuto i brividi guardando la mole di futuri rifiuti intorno a me. Mi è bastato, poi, moltiplicare quello che i miei occhi vedevano e la mia mente ha immaginato, per tutti gli store identici esistenti. A quel punto mi sono proprio sentita male. Ho fatto lo stesso esperimento in un supermercato e non è andata molto meglio, anzi… .
Quando ho letto il post che racconta la storia di questo bar, ho pensato subito al progetto SPEM e al movimento di Alta Marea Verde. Mi sono detta: “Ecco una soluzione geniale per coinvolgere i bambini a comprendere il quantitativo di plastica che esiste intorno a loro”. Nella piccola scuola dove insegno c’è la mensa e, ogni giorno, sui tavoli, vengono posizionate bottiglie di plastica. Sarebbe interessante accantonare quelle usate nell’arco di un mese, o in pochi giorni, per dimostrare quanta plastica buttiamo via. Si può documentare con foto da inviare alle famiglie, per coinvolgerle in questo percorso, e invitare i bambini a pensare alla soluzione alternativa (che possono adottare anche le famiglie che usano l’acqua in bottiglie di plastica). Ci sarebbe un abbattimento significativo del consumo di questi prodotti a favore di qualcosa che soddisfa la nostra necessità di bere e, al contempo, tutela l’ambiente.
Sempre nella mia scuola, c’è una macchina per prendere il caffè. I bicchieri che vengono messi a disposizione sono in plastica. Non sono una persona che beve molti caffè, ma, a volte, mi piace sorseggiare la calda bevanda durante una pausa. Mi sono, però, accorta che stavo contribuendo ad arricchire discariche e impianti vari con i bicchierini che buttavo via. Questa cosa non mi è piaciuta affatto e, un giorno, mi sono presentata al lavoro con una mia piccola tazzina per il caffè. Una volta bevuto, vado nella sala mensa a lavarla per poi usarla ancora. Ora che la mia scuola ha aderito ad Alta Marea Verde, ho un motivo in più per provare a coinvolgere i miei colleghi a fare altrettanto. Se accettassero, sarebbe interessante vedere cosa pensa il gestore che rifornisce la macchina. “Perché non mi chiedono più le scorte di bicchieri”?
Semplice…perché vogliamo bene al pianeta e ci teniamo al nostro futuro!
Scopri di più da Progetto Erasmus+ KA3 – Supporto per la riforma delle politiche 21506-EPP-1-2020-1-IT-EPPKA3-IPI-SOC-IN
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.